domenica 4 novembre 2018

Consapevolezza e dolore

Consapevolezza di un dolore - by Paola - 
Soldato 4321 

(Interno giorno una lampada, una branda un piccolo tavolino su cui poggia una lanterna da campo e una pistola 
Dal lato destro entra illuminato da un raggio di luce un soldato, trascina i piedi è bagnato, si sente un rumore di pioggia 
Il soldato prima borbotta piano frasi incomprensibili, si siede sulla branda e inizia con tono incalzate la sua riflessione.) 

“Signorsì Signore: pronto ad eseguire gli ordini. 
Signorsì Signore: sempre e comunque. 
Signorsì Signore: difendere, difendere. 
Signorsì Signore: soldato 4321 presente. 
Signorsì Signore: per amore della patria. Patria. Patria. Patria. La mia Patria.
Signorsì Signore: la patria, l’amore, le armi, la guerra  (urlando) Uccidere per questo.
Signorsì Signore: nessuno dubbio è una guerra giusta.
Partii in un giorno di gennaio, convinto, con petto fiero, un orgoglio fottuto, un fucile in spalla. 
Cazzo faceva freddo a gennaio ma io ci andai in guerra; cazzo se ci andai
Ci andai camminando e ripetendo: la patria, l’onore, Dio, la fede.

E poi mi dicevano uccidiamo il nemico, solo il nemico, non facciamo male alla gente. Chi è poi la gente in guerra? Sono tutti nemici gli altri e io sono il nemico per loro.

"Soldato 4321 questo e il tuo posto" - mi urlarono quel giorno -  cazzo, non avevo mai visto una trincea, uomini lerci, puzza di morte di merda e di vomito.

Ordini precisi. Signorsì Signore! Sparai quel giorno: -“A morte il nemico” -era l’ordine.
Sangue e ancora sangue. Soldato 4321: “Spara. Spara. Spara.”

Al ritorno sarai un eroe, mi promisero e io sparai e sparai e sparai. 
Fiamme, fumo rumore assordante, non facevo male alla gente. No, sparavo al nemico, io
No! Non sparavo alla gente,  ma allora chi urlava tra gli spari, le fiamme il fumo?  
Perché quelle urla mi si cucivano addosso attimo dopo attimo, giorno dopo giorno.
Le sentivo sulla pelle, dentro la pelle, nel cuore. 
O se solo….Oh cazzo! 

Uscii dalla trincea mi diressi all’inferno a un passo da me le urla; -“Grida del Nemico”- qualcuno avrebbe detto. Erano le grida di un uomo, occhi negli occhi, terrore nel terrore, il nemico, la gente, io

“Gli ordini non si discutono, soldato 4321, ricorda la patria, l’amore, l’onore”

Non vi è distinzione siamo tutti nemici, cazzo!

Non vi era più tempo, più spazio più luogo, spari, solo spari e puzza di morte di paura.

Spari e ancora spari, cado, il sangue è caldo, tanto caldo, mi abbraccia.

Col nemico ci ho fatto l’amore quel giorno io.
Un’anima, un onore una patria:  quella della gente.

E ora qua in questa tenda sento le urla, il dolore non si placa, l’odore del sangue mi rimane addosso, giorno, dopo giorno, dopo giorno.

( Il soldato si alza, afferra la pistola, buio totale) 

Soldato 4321 Zero agli ordini! (urlando) Signorsì Signore: Io uccido. Io uccido il nemico: me! 


(nel buio si sente un colpo di pistola , il soldato si accascia a terra, il rumore di pioggia aumenta) 

mercoledì 1 agosto 2018

Occhi persi

Ritorno a scrivere 


Marta lavora in un bar, tra il rumore delle tazzine, l’odore del caffè e le mani screpolate sotto il filo di acqua gelida del lavello. Marta è precisa nel suo lavoro, odia la sporcizia tiene il bancone pulito, passa la spugna, più volte, ritmicamente.
Marta parla poco, sorride ma non dà confidenza ai clienti: il lavoro è lavoro, lei la pensa così.
Un pomeriggio entra un ragazzo nel bar, volto stanco, occhi persi…Marta lo osserva aspetta una sua parola non gli chiede nulla. Con le mani nervose si  liscia il grembiule e aspetta. 
Il ragazzo occhi persi si avvicina al bancone, vi si appoggia in un gesto spavaldo ma goffo.
Il suo sorriso è come una porta aperta, una porta per cui puoi  comprare un biglietto e provare ad entrare anche se sai che non lo dovresti fare, anche se è tardi, anche se vorresti servirgli un caffè, voltarti e iniziare a pulire quel bancone sempre sporco.   
Marta immagina un filo in quello sguardo lo prende, lo arrotola bene bene, lo fa suo.
Perché Marta sa che c’è un solo sguardo, uno solo che cambia le cose. È un istante, un attimo, un’indefinibile microscopica quantità di tempo che cambia tutto, pone un nuovo inizio.
“Un caffè”- disse occhi persi - e per Marta tutto cambiò.

venerdì 20 aprile 2018

Parole

Dal finestrino di un treno -by Paola

Cerchiamo parole per ancorarci 
a destini a cui non possiamo sottrarci. 
Diciamo parole per non mancarci, 
per soffocare il desiderio di stringersi.

sabato 7 aprile 2018

Un'idea

Risvegli - by Paola

A noi si addice 
l'emozione
della curiosità, 
il turbamento
della tenerezza, 
il desiderio 
della scoperta.