sabato 19 novembre 2016

Il filo verde

 Accocchio by Paola 
C’era una volta, o forse era solo ieri o forse non ricordo bene quando, so solo che pioveva quel giorno e un piccolo anatroccolo  si svegliò tutto bagnato, si stiracchiò ben bene e cominciò a sbirciare da sotto la foglia dove si era riparato quella notte.

La pioggia cadendo faceva un rumore assordante per le sue piccole orecchie da anatroccolo, una specie di tamburo impazzito, o un rumore simile agli zoccoli di una mandria di bufali inferociti.

L’anatroccolo era così triste in quei giorni, gli sembrava che il mondo, la sua foglia, i vermiciattoli che mangiava non avessero un senso. Era triste e solo, lì sperduto nella nera palude.

Nero, nero, tutto nero, il cielo nero, il prato nero, le foglie nere ogni cosa nera.

Tic, tac, tic, tac la pioggia continuava incessante a cadere; l’anatroccolo chiuse gli occhi e cercò di pensare e pensò. Pensò a una giornata di sole, pensò al sapore del mare ma niente, ancora niente, ancora tutto nero.

Ad un certo punto sentì un rumore, un piccolo rumore.
Cos’era? Una specie di sospiro, una voce che chiedeva aiuto.

L’anatroccolo decise allora di uscire da sotto la sua foglia, e di andare a vedere.

Poco lontano da lì un buffo animale, un ranocchio verdastro e un po’ bruttino, lo ammetto, era rimasto incastrato nella palude del nulla, e la palude del nulla non è proprio il posto migliore dove rimanere incastrati.
La palude del nulla è un posto davvero pericoloso, vi vive un mostro mostruoso grande, grosso, che toglie il sorriso a chi vi entra.

L’anatroccolo si guardò intorno in cerca di qualcosa per poter tirar fuori, il buffo animale da quella palude.

Si girò a destra e a sinistra e trovò un filo, un lungo filo colorato, cosa ci facesse un lungo filo colorato in una palude non si sa, ma è una favola e nelle favole le magie accadono.
Un filo verde.
Gettò con tutta la forza di cui era capace quel filo nella palude e poi una volta che l’altro l’ebbe afferrato strinse forte e tirò, tirò e ancora tirò e tirò ancora più forte, il ranocchio pesava un sacco.

Finalmente riuscì nel suo intento, esausto cadde a terra con il buffo animale sopra di sé e si guardarono negli occhi stupiti.

Stupiti perché la pioggia continuava a cadere ma non c’era più rumore ma musica.

Stupiti perché nulla era più nero, ma ogni cosa aveva un proprio colore, il prato verde, il cielo azzurro, il ranocchio verde e l’anatroccolo giallo. Si abbracciarono forte, guardarono la palude del nulla, fecero una buffa pernacchia al mostro e iniziarono a correre insieme, non più soli.

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